Eremo di S. Angelo in Prefoglio
Risalendo per un po’ la valle si incontra, sulla destra, la chiesa romanica di San Benedetto dal bel portale romanico, decorato da un rosone in calcare rosato, e l’austero campanile. L’interno presenta affreschi nell’abside e nelle nicchie opera di Fabio Angelucci nel 1572, un antico organo di cui non si conosce la certa paternità (anoniIl Santuario di Sant’Angelo “de Prefolio” si trova a quota 690 a sud-est del monte Pennino, lungo un’importante via di transito transappennica, la strada della transumanza battuta dalle pecore che discendendo dal monte proseguivano verso sud lungo la Val Sant’Angelo, la valle che collega l’altipiano di Colfiorito a Pieve Torina.
Una lapide semicircolare posta sulla facciata esterna è ornata da un motivo ad intreccio, di chiara iconografia romanica, rappresentante due leoni che volgono il capo ad una croce campeggiante al centro e che si mordono la coda. Essa fa riferimento probabilmente alla monumentalizzazione della grotta micaelica, realizzata nel 1148 dal priore Diotisalvi, con l’aiuto del duca di Spoleto Federico, del conte Alberto, di Gisla, di altri e della sua gente di discendenza longobarda. Sembrerebbe infatti che il santuario fosse stato scelto come sepolcreto del conte di Prefoglio, Antonio, il cui castello era dirimpettaio al santuario micaelico, e sua moglie Gisla.
Nel 1252 il castello di Prefoglio fu venduto al Comune di Camerino, e iniziò da allora e fino al XVII secolo la nomina di un priore per gestire il santuario.
L’eremo fu poi abitato da numerosi eremiti laici, fra cui Fra’ Giacomo Squaglia di Lucca, della congregazione dei passionisti, a cui si deve il restauro del 1879 ricordato in una targa marmorea affissa all’esterno.
Nel secolo XVIII, fu ridedicato ai “Santi”, in base alla tradizione che vuole la presenza dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di passaggio in quel luogo, ai quali si attribuisce la prima evangelizzazione della zona.
Si accede al santuario da un arco trionfale. L’interno è formato da un unico vano ad asse curvo, per adattarsi all’andamento naturale della grotta naturale utilizzata come santuario pagano in età preromana romana e poi riadattata a scopi cultuali cristiani. Il pavimento, interrotto da alcuni bassi gradini, è realizzato con lastroni di pietra rossa. L’unico capitello presente è ornato da fregi geometrici e da una testina.
Di particolare interesse è l’ara in calcare rosso posta sul fondo della cripta, circondata da quattro colonnine di marmo cipollino grigio, prive di basamento e di capitelli.
Nel retro della cripta una porticina conduce ad un vano dove si trova la prosecuzione della cavità naturale, sul cui pavimento è posta una vaschetta quadrata che raccoglie la “stilla” elemento terapeutico costantemente presente in tutti i santuari micaelici.
Non lontano dal santuario si trova un ponte romano.mo, XVII Secolo – Domenico Fedeli, XIX Secolo – Silvio Carletti, XX Secolo), e una croce stazionale in rame sec XIV.
All’esterno una trifora (finestra verticale con tre aperture, divise da due colonnine o da pilastrini, su cui poggiano tre archi, a tutto sesto o acuti) ricorda il complesso monastico di abbazia benedettina del quale oggi rimane ben poco.
Info utili
Strada Comunale di Valsantangelo
Pieve Torina (MC)
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http://www.comune.pievetorina.mc.it/
Tel. 0737 518022
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